Un giorno speciale

22.01.2013 00:56

Oggi, non si può dire che sia un giorno speciale! La tipica sensazione dell'influenza, della febbre, un po' mi piace. Questi brividi tipici della temperatura che sale mi danno una sensazione che non posso definire sgradevole. Sento il bisogno di coprirmi, di stare al caldo, sotto le coperte, al sicuro. La testa fa male, appena mi alzo aumenta ancora di più il dolore, quindi sono giustificato se non mi alzo, sono costretto a letto! Il sonno non arriva. Anche questa sera la stessa storia, i buoni propositi per andare a dormire presto e non essere uno zombie domani mattina ci sono tutti, ma poi accade sempre qualcosa che mi trattiene al pc, ma va bene così, domani mattina potrò dormire di più e poi questa notte, sono contento di aver ritrovato un vecchio amico d'infanzia, erano quasi venticinque anni che non ci frequentavamo più, ma appena ho pensato a lui mi sono venuti in mente gli anni in cui ero bambino. Penso di essere in un periodo della mia vita, che credo bene o male vivranno tutti prima o poi, in cui pensi al passato e vedi tutto come qualcosa di bellissimo ed irripetibile, mentre in questi anni non vivo più giorni speciali. E' il segno che inizio ad invecchiare seriamente perché questo é il classico comportamento dei nostalgici. La "nostalgia canaglia" arriva ogni sera, grazie a facebook, si rispolverano vecchie canzoni che fanno tornare alla mente momenti che visti dall'esterno possono sembrare normalissimi, a volte anche un po' banali, sono momenti ai quali oltretutto non ho mai dato particolare importanza, ma che improvvisamente sono diventati  fondamentali e straordinari. Questo non l'avevo messo in conto ma "nel mezzo del cammin di nostra vita", possiamo scoprire che i ricordi sono importantissimi, speciali e guai a chi ce li tocca. Si parla del periodo della nostra gioventù o infanzia, quasi con rispetto, con devozione, guai a chi parla male degli anni '90. Parliamo della nostra vita di vent'anni fa e ne raccontiamo una storia quasi da film, come di un'era felice nella quale si stava bene. Se proviamo a ricordare con attenzione, non possiamo negare però che c'erano anche allora tanti problemi, ma quando arrivano questi attacchi di nostalgia, rimangono solo le cose belle. Quando ero piccolo mi davano anche un po' fastidio questi discorsi, ricordo che sentivo parlare degli anni '60 in questi termini dai miei genitori. Adesso sono arrivato a quel punto anch'io, sono nell'età giusta per rimpiangere la giovinezza, pensare a quello che ho sprecato, a quello che avrei potuto fare e a lamentarmi perché ora non lo posso più fare. In realtà non é così, si può essere giovani da vecchi o vecchi da giovani. L'altra notte ho fatto le 2 a parlare con un mio vecchio amico delle uscite in paese di quando eravamo bambini, le avventure spericolate in bicicletta, in un paese in  cui i genitori ci lasciavano girovagare con tranquillità perchè non c'erano pericoli  anche perché  non c'era proprio niente. La trasgressione era la bici, andare a suonare di nascosto l'organo in Chiesa, sperimentare petardi un po' artigianali. Niente telefonino, computer, solo il contatto fisico con l'asfalto quando cadevi. Ricordo le prime volte in cui decisi di spingermi fuori dal paese senza dire niente a nessuno, due chilometri sulla strada statale, trafficata, (si fa per dire) per poi arrivare, dopo la salita in un paese nuovo, più o meno uguale a quello in cui vivevo ma la sensazione era quella di sentirsi straniero. Il ritorno era molto più semplice, in discesa. Ricordo le cose da raccontare, come quando per fare uno scherzo ad un mio amico, rischiai di fare un frontale con un pullman. Volevo nascondergli la bicicletta mentre era in farmacia, salii sulla sua bici e partii in discesa, mi accorsi subito che non frenava, inizai ad urlare che non riuscivo a frenare, un ragazzo si buttò in mezzo alla strada, riuscì a frenarmi un po' e io ne approfittai per buttarmi in un vicolo a sinistra cadendo rovinosamente ma almeno evitai il frontale con l'autobus che stava arrivando in senso opposto. Ogni giorno era così, ogni giorno era speciale e c'era qualcosa da raccontare.      Quando iniziarono le superiori, cominciarono anche le prime uscite ad Alba, magari in macchina con chi era più grande, aveva già la patente e mi portava. Giorni speciali anche quelli dei primi innamoramenti, ore passate ad aspettare vicino ad un telefono fisso, aspettando una telefonata da  una persona che puntualmente non arrivava mai, oppure in una cabina con un bel po' di gettoni cercando di trovare il coraggio di dire quello che provavo. Chiaramente questo coraggio non lo trovavo mai e mi affidavo alla scrittura, scrivevo lettere che nel corso degli anni avevano sempre le stesse risposte e cioé che ero una persona speciale, meritavo di essere felice ma solo come migliore amico che se possibile era un rapporto ancora più intenso di un fidanzamento perché il fidanzato era sempre un altro, di conseguenza ricordo anche le prime bevute, i dischi in vinile, giorni difficili, giorni di solitudine ma speciali, passate in compagnia della musica, tutte cose semplicissime, che però ora sembrano bellissime. Le prime esperienze sono quasi sempre indimenticabili, sembra passato poco tempo ma invece é tantissimo e io mi sento sempre alle prime armi in tutto, il mio é un apprendistato infinito perché sento di aver imparato ancora troppo poco per definirmi esperto in qualcosa. Dopo un po' ricomincio tutto dall'inizio, sperando che arrivino ancora giorni speciali, da segnare sul calendario, da riprendere con la telecamera o da immortalare con una foto. Bisognerebbe tornare a vivere con quello spirito di curiosità che si ha da giovani.Tanto tempo é stato sprecato e tanto impiegato male, penso che serve veramente poco per stare bene, ma ce ne rendiamo conto sempre troppo tardi. Non tutto é perduto, perché la vita possiamo inventarla a nostro piacimento, se siamo convinti di una cosa, spesso riusciamo a viverla veramente, un po' come fanno i malati di halzeimer, sono convinti delle cose che dicono e le vivono veramente, neanche davanti all'evidenza capiscono di sbagliare. Questo mi fa pensare al capodanno del 2005, un anno che non dimenticherò mai, la notte di capodanno non fu per niente speciale, trascorsa a casa, mia nonna inizava a manifestare i primi sintomi del morbo di Halzeimer, di notte si agitava, si alzava, voleva uscire di casa e andare a cercare la sua bambina. Stava malissimo, come del resto anche i miei genitori ed io che vivevamo con lei. Non c'era niente che riuscisse a calmarla, ogni tanto però era serena e sembrava stare bene. Il capodanno "comandato" comunque fu molto bello, mia nonna si é addormentò prestissimo ed i miei genitori brindarono velocemente con me, proprio perché bisognava farlo. Qualche giorno dopo mentre ero già a letto, (il giorno successivo avrei  dovuto iniziare un nuovo lavoro)  mia nonna venne a chiamarmi e mi disse "Ma come? E' Capodanno e non facciamo niente?" provai a spiegarle che aveva sbagliato giorno, ma lei continuava ad insistere, vedevo nei suoi occhi la voglia di festeggiare e capii che un momento così non andava sprecato. Lei continuava a non capire come mai ci fosse tutto quel silenzio a capodanno e poi mi chiese se non brindavamo, allora andammo al piano di sotto e a mezzanotte, dopo il conto alla rovescia, brindammo con un bicchiere di moscato. Sicuramente fu molto meglio del capodanno vero, dopo ci facemmo gli auguri e lei tornò a letto. Come vorrei festeggiare di nuovo un capodanno in un giorno comune, un giorno speciale mentre per tutti gli altri é normale. Il segreto é questo, come sarebbe bello inventarsi la festa in un giorno come gli altri, magari in un anno potremmo fare due compleanni e neanche un capodanno, a nostro piacimento, un po' come ci sentiamo. Quando volete comunque io sono qui, pronto a disertare le feste e a festeggiare quando tutti dormono, pronto a dare il benvenuto all'ennesima sconfitta. A celebrare l'ultima perdita,l'ultima incomprensione. Anche il presente diventerà un ricordo e fra vent'anni, persino questo presente, con tutti i problemi che ci sono, diventerà bellissimo rispetto al futuro che sarà poi diventato ovviamente presente! Difficile comprendere il meccanismo che regola i nostri sentimenti, le nostre emozioni, ho sempre desiderato di avere la macchina del tempo; per ora esiste solo nei sogni. Provo quindi a chiudere gli occhi per poter entrare nel mondo che non c'é più,che non é poi così diverso da quello attuale. Difficile capire se era veramente meglio o se é solo un'idea,qualcosa che pensiamo e proviamo solo noi. In ogni caso cercherò ancora di vivere dei momenti speciali, da ricordare in futuro, senza dimenticare che ogni giorno può essere speciale.