Il puzzle incompleto

27.03.2015 20:56

In un giorno come tanti altri può capitare di rendersi conto che nella nostra vita stiamo partecipando ad una sorta di gara con gli altri esseri umani, chiusi in una stanza per una sfida che prosegue per tutta la nostra esistenza. Il gioco consiste nel mettere nell'ordine giusto i pezzi di un enorme puzzle che dovrebbe formare la nostra immagine.
Io non sono mai stato bravo a fare i puzzle, quando qualcuno me li regalava, di solito a Natale, rimanevano sempre incasinati sul tavolo, per giorni, fino a quando decidevo di rinunciare e ritiravo tutti i  pezzi nella scatola,  ma ogni volta mi accorgevo che alcuni tasselli sparivano, si perdevano, ma io comunque ritiravo il puzzle incompleto in un cassetto, senza portarlo mai a termine.
Oggi vedo le persone che ho attorno sicure, senza esitazioni, riescono ad incastrare con sicurezza tutte le parti al posto giusto. Rapidamente, così, la loro immagine sta prendendo forma. Li vedo andare a testa alta verso il futuro.
Io do un'occhiata a quello che sto costruendo e vedo solo pezzi fuori posto, che a prima vista, sembravano combaciare perfettamente. Osservo come dovrebbe diventare l'immagine completa e mi accorgo che per l'ennesima volta devo ricominciare tutto dall'inizio, ma nessuno aspetta, nessuno mi vede, nessuno si accorge delle mie difficoltà, del mio dolore o dei miei sforzi e allora riparto, con il tempo che corre sempre più velocemente verso la fine e mentre mi perdo un'altra volta nel trovare la combinazione giusta, sento mancare le forze. Tutto semplice per gli altri che non sbagliano mai e stanno per terminare sorridenti e senza esitazioni il loro lavoro.
Io vorrei sparire per non dover ammettere un'altra sconfitta, cerco disperatamente i pezzi, anche questa volta li ho persi e soffro perchè non ci sono più. Erano parti essenziali, senza di loro non riuscirò mai a terminare il mio lavoro. Non sono stato in grado di proteggerli e li ho persi per sempre.
Sento già le risate di chi vedrà il mio puzzle sgangherato, incompleto, ma le lancette continuano a scorrere ed é triste accorgersi di aver trovato la combinazione giusta quando é troppo tardi e allora mi muovo con i riflessi lenti e la stanchezza di chi sa già che la partita ormai é persa e aspetta solo il fischio finale per poter sparire confuso fra la folla che abbandona il terreno di gioco. Nessun complimento, nessun sorriso, forse un'ipocrita pacca sulle spalle di qualche nemico, solo la delusione e a volte l'odio di chi credeva nel giocatore; ma non si scappa, fuori ci sarà il giornalista ad aspettarmi, che chiederà spiegazioni per giustificare le promesse non mantenute. Rimane spazio solo per parole dure, fredde, aggressive. E' stato un disastro, mancava la motivazione e soprattutto mancava il coraggio e io anche questa volta vorrei diventare invisibile perché non ci sono giustificazioni per le tante occasioni sprecate. Quando ci si accontenta del pareggio, si rischia di perdere all'ultimo minuto e chi perde viene sostituito e poi dimenticato. Ora vorrei una notte scura senza fine in cui rifugiarmi, un buco nero in cui volare, senza questa catena che mi lega alla luce. Vorrei precipitare come la pioggia che si mimetizza nel mare e rimane intrusa per sempre in un mondo che non é il suo, libera di nascondersi e mescolarsi con l'acqua salata, senza affondare, senza una direzione da seguire. Io invece, rimarrò in questa stanza, sempre con meno gente, fino a quando non ci sarà più nessuno, fino a quando avrò terminato il mio lavoro, forse mai e accanto a me solo rimpianti. Avrei tanto bisogno di un aiuto, rischio di non uscire più da questa trappola, l'agitazione continua a farmi sbagliare e metto il cielo al posto della terra, gli occhi al posto della bocca e mi accorgo che la mia immagine ha qualcosa che non va, mi dispero perché non riesco più a trovare il tassello più importante, quello del cuore, mentre le lacrime scoloriscono l'inchiostro e rovinano irrimediabilmente tutti i miei sforzi. Per un attimo trovo la forza di rialzarmi perché mi sembra di sentire una voce che mi incoraggia, sono sicuro di averla sentita, sento un cuore battere forte vicino al mio, alla stessa velocità del mio, mi giro di scatto ma non c'é nessuno, anzi, no, non c'è più nessuno. Per un attimo, ho pensato stupidamente, veramente di essere speciale, per un istante, ho pensato ingenuamente, seriamente di essere importante, ma era un sogno ad occhi aperti. E' stato bello dimenticare il ritardo, gli errori, i problemi, farmi affascinare dal presente che diventa subito passato, mettere i tasselli nei posti sbagliati, viaggiare con la mente e creare un'immagine astratta, senza badare alla normalità, con continui sbalzi d'umore, passare dal paradiso all'inferno in meno di un minuto, ma il compito che devo svolgere é un altro e io, proprio come quando andavo a scuola, non l'ho portato a termine e mi prenderò l'insufficienza. Da domani, di nuovo in viaggio, perso su questa stretta strada a senso unico, senza indicazioni, senza piazzole di sosta, prevedibile come una giornata in un call center, grigia come l'autunno, sconnessa e piena di buche come una strada di Langa dopo una fortissima pioggia, scivolosa come il ghiaggio in inverno. Suona sempre la sveglia, l'orario non é modificato, devo scappare via presto, nel mio paese nevica tanto, lì, dove le piacevoli sorprese sono rare e non cambia mai niente, lì rimarrò. Improvvisamente tutto diventa sfocato, un solletico agli occhi, un debordare tiepido sulle guance, una cascata lenta, si può annegare quando per troppo tempo si trattengono le lacrime. E' sempre meglio chiudere a chiave la porta di notte per non fare entrare i ricordi.