Sopravvissuto ad un altro inverno

31.03.2017 01:34

Degli anni dell'adolescenza ho conservato alcuni atteggiamenti un po' ingenui. Uno di questi è quello di pensare che la primavera spazzi via tutte le cose brutte che potrebbero capitarmi. Ancora oggi, ogni anno, all'inizio di questa stagione mi sembra di stare meglio, provo la sensazione che si avverte quando si guarisce da una lunga malattia, tiro un sospiro di sollievo, mi sento quasi un sopravvissuto all'inverno e al freddo. Negli ultimi anni, però, portare avanti questo rituale è diventato più difficile, perché in realtà con l'arrivo della bella stagione nella mia vita cambia poco. Con un po' di nostalgia penso a com'era tutto più semplice quando ero giovane. In questo periodo dell'anno, con il sole arrivava anche l'entusiasmo per l'estate che si stava avvicinando e di conseguenza nella mia mente c'erano viaggi, progetti, vacanze, concerti all'aperto. Quando di domenica sentivo per tutto il giorno il rombo delle moto di grossa cilindrata che scorrazzavano per le strade delle Langhe mi rendevo conto che l'inverno era ormai archiviato, rivedevo il paesaggio fiorito, il cielo azzurro, i piumini dei pioppi che svolazzavano, risentivo gli uccellini cinguettare e finalmente trovavo i colori attorno a me, pian piano spariva così anche la mia ipocondria, provavo una sensazione molto particolare, uno strano entusiasmo e in me c'era quasi la convinzione che da aprile in avanti sarebbero potute accadere solo cose belle, perché il peggio era superato. Ero convinto che per un po' di mesi, almeno fino a settembre non sarebbe più esistito il pericolo di ammalarsi, di morire e non ci fosse più la possibilità di star male. Era l'inizio di una festa che sarebbe durata fino all'inizio dell'autunno. Tutto questo mi ha sempre permesso di resistere alla noia dell'inverno, cercavo sempre di fare tutte le cose poco piacevoli da ottobre a marzo perché non volevo sprecare neanche un giorno, nemmeno un istante della primavera, dell'estate, del sole e del calore. Ogni cosa la vivevo in modo diverso, persino nei brevi tragitti in macchina ricordavo, sognavo e immaginavo i viaggi verso il mare.
Vivevo continuamente con la piacevole euforia di una sorta di attesa di non si sa che cosa, di grandi aspettative di avvenimenti straordinari, indimenticabili, che poi, spesso non si concretizzavano e mi ritrovavo negli ultimi giorni di agosto con uno scazzo inimmaginabile per aver sprecato tempo prezioso senza concludere nulla. Oggi provo ancora ad avere quest'attitudine ma è tutto molto più complicato perché è impossibile negare che le cose brutte accadano anche in primavera e in estate e non riesco continuamente ad apprezzare e ad essere soddisfatto di quello che faccio. I giorni sprecati che non torneranno più sono tanti e non mi serve a darmi coraggio ripetere quella specie di mantra che la vita migliore è quella che inizia a quarant'anni o a cinquant'anni, perché La realtà è un'altra; il periodo più bello della vita è quello dei vent'anni, perché a quell'età tutto è ancora possibile, tutto ancora da scrivere. E' un po' arduo ora fare grandi sogni di girare il mondo o bei progetti con la consapevolezza che i soldi sono pochi e il tempo disponibile ancora meno, quindi nelle vacanze o di domenica quando sono libero dal lavoro vero, spesso devo fare l'altro lavoro, quello che si accumula a casa, che lascio da fare nel tempo libero e così un altro anno passerà e io avrò svolto il mio compito di mettere le cose a posto, di sistemare tutto, di riparare quello che si è rotto e poi quando finalmente sarebbe il momento di vivere, di usare le cose aggiustate... il tempo sarà scaduto, ritornerà l'autunno, ricomincerò ad aspettare un'altra primavera. Ho sempre sopportato malvolentieri "l'ora d'aria" delle ferie, questa generosa concessione che ci concede chi organizza la nostra vita. E' un modo ansiogeno di vivere il tempo libero; è avvilente sapere che la felicità dura poco ed è un qualcosa che ha una scadenza perché il nostro ruolo è un altro, quindi in alcuni periodi della mia vita ho preferito addirittura rinunciare a questa elemosina, pensavo che se non avevo la possibilità di essere libero sempre, preferivo non esserlo mai. Oggi guardando dal finestrino mentre andavo a lavorare, mi sono voluto fermare qualche secondo per ammirare i colori della primavera e per un attimo mi è tornata quella sensazione che provavo tanti anni fa e ho voluto rifare quel gioco, mi sono detto che quella che arriverà sarà un'estate meravigliosa. Poi sono arrivato in ufficio di corsa, appena in tempo per timbrare il cartellino e tutte queste vibrazioni positive in un attimo sono svanite!