L'anno in cui il Natale arrivò a luglio

29.12.2016 03:01

Dirò una cosa che a molti sembrerà incredibile: a me George Michael non è mai piaciuto. E' scontato dire che mi spiace per la sua morte prematura. Sto parlando solo del mio punto di vista musicale. Non ho mai dato una particolare importanza alla tecnica musicale o vocale che oggi, soprattutto quest’ultima, è di vitale importanza per i personaggi sfornati dai talent. Per me la "bravura" in quel senso, non è sempre indispensabile, prima di tutto una canzone deve emozionare. Mi interessano generi molto distanti fra loro. Tutti mi trasmettono emozioni forti, siano i soliti quattro accordi dei Ramones, o le interminabili improvvisazioni e sperimentazioni psichedeliche. Mi piace la voce urlata, disperata dei Minor Threat, quella aggressiva di Max Cavalera, ascolto con piacere le canzoni rappate o le stonature del primo Will Oldham, la voce nasale di J Mascis, quella rovinata di Tom Waits così come quella sussurrata dei Labradford e dei Bedhead. Dal punto di vista musicale l'avere una mente aperta mi ha spronato portandomi naturalmente a saper apprezzare un po' tutti i generi. Nonostante ciò, non sono mai riuscito ad ascoltare una canzone di George Michael fino alla fine. Perfino quando ero bambino, nei primi anni '80, rientrando nei canoni dei gusti musicali tipici di quell'età ascoltando musica commerciale da classifica, ero più orientato verso l'elettronica dei Twins e dei Pet Shop Boys, oppure Duran Duran e Tears For Fears, però George Michael decisamente non era nella mia raggiera d'ascolto! Ho persino una sorta di rigetto della tanto osannata cover di Somebody to love perché con quella canzone negli anni '90 mi sono sentito letteralmente stalkerizzato dalle radio e da Mtv mentre martellavano via etere le nostre menti e orecchie in ogni luogo. Un discorso a parte merita Last Christmas con il suo video un po' stucchevole, i suoi suoni della tastiera e della batteria elettronica molto anni '80, mi ha sempre trasportato con la mente nei natali sereni e spensierati della mia infanzia, quelli che non torneranno più, portandomi quella tristezza e malinconia un po' nostalgica, indispensabili al richiamo dei miei ricordi in ogni periodo natalizio. Last Christmas mi porta anche ad altri ricordi, legati all'estate e ad un luglio di dieci anni fa, una specie di favola di Natale estiva ed un regalo inaspettato per me molto importante. Era il 18 luglio, il primo giorno di ferie e non ero felice... mi ritrovavo da solo, a fare i conti con delle scelte sbagliate, sentendo tutto il peso della mia sofferenza e quella provocata a persone importanti, con un'enorme confusione dentro e l'autostima sotto le scarpe. Stava andando tutto a rotoli, neppure il pensiero del tempo tanto atteso ora finalmente a mia disposizione per quell'estate, riusciva a dare un senso al mio respiro e ai miei gesti, mi sentivo vuoto, inutile, deluso da alcune persone e da me stesso, in quel giorno senza domande e senza risposte; uno spreco tutto quel calore, il sole, il mare e tutte quelle serate stellate se non potevo condividere con chi volevo. Era il mio primo giorno di vacanza ma non lo dissi a nessuno, invece di andare in ufficio decisi di dirigermi a Cuneo. Volevo stare un po' da solo, lontano da tutti, ero sicuro che lì non avrei incontrato facce conosciute, non ho molti ricordi di quella giornata: parcheggio in piazza Galimberti, giro senza una meta per corso Nizza e Muzak con acquisto di due dischi di Stefano Giaccone, poi di nuovo in piazza. Camminavo senza fretta sotto i portici mentre guardavo con disinteresse le vetrine. Entrai in un bar per un caffè, nessun cliente e la sensazione di essere proiettati in un'altra dimensione, l'ambiente angusto ostentava arredi di lusso in legno e dal soffitto pendeva un lampadario dorato con gocce di cristallo. Dietro al bancone due camerieri, uno anziano e uno giovane, l'abbigliamento da parata: camicia bianca immacolata, pantaloni neri e papillon nero. Non penso di aver avuto un bell'aspetto, avevo anche ripreso a fumare qualche sigaretta, con le occhiaie e la gastrite dei sette caffè al giorno della macchinetta di ogni giornata lavorativa in ufficio. Il giovane cameriere sembrava assonnato e un po' infastidito. Iniziai a bere il mio caffè, mi sentivo osservato: i due uomini mi stavano fissando con sguardi perplessi e annoiati. Abbassai di nuovo lo sguardo sulla tazzina e fu in quell'istante che udii una musica in sottofondo che suonava completamente fuori luogo, era Last Christmas: alzai di nuovo lo sguardo verso il cameriere quasi per domandare il senso di quella canzone in piena estate, ma lui continuava a fissarmi impassibile e severo, dal suo sguardo traspariva la noia ed il desiderio di arrivare a fine giornata e la sola considerazione del cliente come di uno scocciatore pagante. Quando fui di nuovo sotto i portici, un po' frastornato, accaldato dall’afa estiva e ancora nella testa risuonava il motivetto malinconico della canzone, giunsi fino all’inizio di via Roma e in quel momento squillò il telefono. Improvvisamente tutto ricominciò ad avere un senso appena sentii che era la persona che amavo e capii che lei per me ci sarebbe sempre stata. Nulla mi avrebbe fatto più felice delle sue parole in quel momento, camminai a lungo rassicurato e cullato dalla sua voce per via Roma. Poi tornai a casa più sereno e leggero, finalmente rivedevo la luce alla fine di un tunnel che prima sembrava buio ed infinito. Come in una di quelle storie natalizie a lieto fine con tanto di colonna sonora, avevo trovato la salvezza, mi serviva un segno per trovare la forza per andare avanti e quel segno è arrivato. Un piccolo miracolo, un abbraccio virtuale improvviso che dà coraggio nel momento di difficoltà. Quando ti senti in apnea, quando attendi qualcuno che sei convinto di aver perso e quello riappare, allora incominci a prendere fiato e la tua vita inizia a ritrovare i colori persi, incominci a vedere anche le sfumature, ad avere fiducia per quell’esistenza che a volte ci riserva dei gradevoli imprevisti. Ora, ogni volta che ascolto Last Christmas mi viene in mente quella strana giornata magica, che ha segnato l’inizio di una delle mie più belle rinascite.