Argentina

15.03.2012 22:13

Questa é una lettera che avevo scritto ad aprile del 2009, a settembre dello stesso anno Argentina é morta, un giorno dopo il suo compleanno. Il mondo corre veloce, la morte di una persona anziana é una cosa normale, naturale e purtroppo é così. Da quel giorno é morta un po' anche una parte di me, uno dei giorni più brutti della mia vita anche se negli ultimi tempi stava molto male e mentre la osservavo nel letto, le stringevo la mano e le parlavo con la mente. Sentivo che stava resistendo per me e per mia madre perché non voleva farci soffrire però avvertivo anche la sua stanchezza e mentalmente le ho detto che se voleva andarsene io avrei cercato di essere forte e non soffrire troppo e poi un bacio, un saluto e una domanda quasi inutile, quasi a voler sentire una risposta che sapevo non veritiera "Come stai?" e lei con un filo di voce, senza riuscire ad aprire gli occhi, la solita risposta "Bene", diceva sempre così anche se non era vero. Poi un brusco risveglio alle sette di mattina e come un presentimento che poco dopo si é trasformato in realtà.

  • Aprile 2009

A volte di notte non riesco a dormire, il silenzio ed il buio mi portano alla mente ricordi, momenti felici, spensierati di tanti anni fa, la vita poi è cambiata, una persona che sembrava forte, coraggiosa, indipendente può trasformarsi completamente ma, anche se vive nella sua realtà, non riconosce nessuno ed è totalmente confusa, sono felice di poterla ancora sentire, di poterla abbracciare. Sto parlando di mia nonna Argentina, una persona speciale alla quale sono molto legato, nata in un lontano settembre del 1920, in un mondo completamente diverso da quello di oggi, a Neviglie, un piccolissimo paese delle Langhe, in una famiglia contadina, in una borgata “righelli” vicino a Mango nella quale tutti, anche se non erano parenti avevano lo stesso cognome : “Rivetti”. Ho deciso di scriverle una lettera per fare ordine nella sua vita, per farle capire quanto sia stata forte e quanto è stata importante la sua esistenza. Dato che la malattia non le permette di ricordare quasi niente ho deciso di raccontarglielo io….

Cara nonna, la tua vita non è mai stata semplice, già da quando eri piccola in campagna con le tue cinque sorelle, non avevi niente ma c’era la felicità dei tuoi giochi fatti di niente, c’era l’affetto delle persone, anni felici che ancora oggi ricordi benissimo, pensi sempre ai luoghi, alle persone che hanno condiviso con te quel periodo, non ti rendi conto che sono passati più di 80 anni, vivi il passato nel presente.
Ricordi belli ma anche tristi di quando hai dovuto lasciare la famiglia e la scuola, dopo le elementari, subito a lavorare a dodici anni ad Asti e a Fossano, al servizio di famiglie facoltose che ti ospitavano ma, certo non ti potevano permettere di avere una vita spensierata che avresti avuto il diritto di vivere a quell’età e invece ogni giorno alle sei eri già sveglia per iniziare a lavorare come un adulto. La cosa che più mi commuove della tua vita è l’adolescenza vissuta in tempo di guerra, posso provare ad immaginarla ma credo che con tutto l’impegno, io possa riuscire a capire solo una minima parte di come sia stata difficile, però avevi l’amore, Giuseppe, volevi sposarlo ma, la patria è venuta a prenderselo e l’ha mandato in Albania al gelo, il duce aveva deciso di mandare a fare la guerra ragazzi completamente impreparati e soprattutto senza l’abbigliamento adeguato per il freddo, molti non sono tornati, altri si ma, mutilati o feriti, o ancora c'é chi come Giuseppe (tuo marito) con le gambe amputate a causa del congelamento. I sogni frantumati dalla guerra, il dolore per una vita che si prospettava ancora più difficile di quanto si sarebbe potuto pensare ma, tu hai continuato a lottare, hai voluto ugualmente quel matrimonio perché il tuo era amore vero. Sei sempre stata vicino a Giuseppe nelle operazioni, quando soffriva, quando il dolore non gli permetteva di dormire e hai fatto tu la parte dell’uomo, con il passare del tempo hai fatto cose che le donne di quel periodo non potevano fare, sei andata a prendere la patente, facevi i turni alla Ferrero e nel tempo libero andavi a fare le pulizie presso le famiglie, hai sempre e solo lavorato, mai uno svago. In ogni caso c’è sempre stata la serenità, hai sempre cercato di non fare pesare questa situazione, non ti sei mai fatta vedere triste dal nonno, e mai lamentata, soprattutto non hai dovuto fingere di essere felice nel matrimonio come hanno dovuto fare molte donne della tua età. Hai trovato ostacoli anche nella famiglia del nonno che non vedeva bene quest'unione ma voi siete andati avanti e non avete ascoltato nessuno, solo il vostro cuore. Questo é amore, mai insulti, violenze, c’era rispetto, raramente qualche incomprensione ma poi tutto si chiariva. Hai perso due figlie subito dopo il parto e hai cresciuto Anna Maria (mia mamma) e poi sono arrivato io. Fin da piccolo tu ed il nonno mi avete sempre coccolato e poi sono cresciuto con voi perché i miei genitori lavoravano, ricordo i pomeriggi spensierati a Rodello, io andavo a fare un giro in bicicletta, tu ogni tanto mi chiamavi dal balcone e poi qualche volta prendevamo insieme il pullman, andavamo ad Alba ai giardini, un giro alla Standa e poi ad aspettare la mamma all’uscita del lavoro, oppure altre volte verso le 18 partivamo da Rodello a piedi e andavamo incontro a tua figlia che usciva da lavorare, quando la trovavamo, salivamo in macchina e rientravamo a casa. Nel 1987, a marzo un brutto giorno il nonno si è sentito male, siamo andati di corsa all’ospedale, era un infarto ma apparentemente non grave, i medici decisero di tenerlo qualche giorno in osservazione; ho ancora il ricordo dell’ultima volta in cui l' ho visto, sono passati più di venti anni ma sembra ieri, tu eri vicino a lui, non lo lasciavi mai, rideva scherzava mi ha salutato e io sono andato a dormire tranquillo, il giorno dopo ho scoperto che era morto dopo un' ora da quando l’avevo visto a causa di un improvviso attacco di cuore. Ricordo poi momenti brutti, soprattutto la tua sofferenza, il dolore che ti ha portato dopo appena un anno alla stessa situazione. Un infarto anche per te, qualche giorno in osservazione ma le cose non miglioravano, sono passate settimane ma poi sei guarita, ricordo la gioia, se ci ripenso mi vengono le lacrime agli occhi, per non farti fare sforzi mio papà ti ha portato in braccio su per le scale e poi c’ero io che ti sgridavo sempre se facevi cose faticose e mi preoccupavo quando stavi male. Dopo otto anni ti sei rotta il femore, anche in quel caso le preoccupazioni sono state molte, per operarti hanno dovuto farti l’anestesia totale e alla tua età, con quello che avevi passato era piuttosto rischioso, ricordo l’attesa quando eri in sala operatoria, la signora che è passata prima di te non ce l’ha fatta e poi sei arrivata tu , era andato tutto bene, ho ringraziato Dio. Poi c’è stata la riabilitazione, hai superato anche questo.
Dopo un po’ di anni ogni tanto iniziavi a confonderti, non ricordavi bene le cose, pian piano la situazione è peggiorata sempre più ma era evidente che si trattava di alzheimer, c’erano momenti nei quali volevi scappare, piangevi disperata perché non trovavi più tua figlia, avevi le allucinazioni, ora é da tre anni che sei a letto, ti sei rotta anche l’altro femore e i medici hanno sconsigliato di operarti. Ti guardo penso a tutto l’amore che mi hai dato che é come quello che ho io pe te, mi hai sempre aiutato, sei sempre stata accanto a me nei momenti difficili, eri un punto di riferimento.Ti scrivo questa lettera perché tutte le cose che ti ho raccontato non te le ricordi più ma, sei tu quella donna forte che ha superato tutte le difficoltà e ora io soffro quando vedo che piangi, che stai male, quando non riesci a dormire e sei agitata, mi fai tenerezza quando canti, quando mi sorridi e mi fai una carezza, ti voglio tanto bene e darei tutto per farti guarire, ma non so cosa fare, tua figlia che tu chiami mamma é sempre con te ma a volte non basta, di questo passo rischia di ammalarsi anche lei e non c’è aiuto da parte delle istituzioni per chi ha in casa un malato di Alzheimer. Ti chiedo scusa se ogni tanto perdo la pazienza, lo stress è grande, vorrei essere un mago e farti guarire, farti tornare come prima.Vorrei avere la macchina del tempo e rivivere i momenti belli, a volte mi sento solo come questa sera, prende il sopravvento lo sconforto, sembra tutto irraggiungibile, sembra inutile lottare, però resisto anche se so che nulla sarà come prima, non c’è una cura per l’alzheimer. Avresti meritato una vecchiaia lunga e serena dopo tutto quello che hai passato, ma non è andata così.

 

  • 2012

Ogni tanto mi viente ancora l'istinto di venire a vedere nella stanza come stai se stai dormento ma, non ci sei più, quando ti sogno il ritorno alla realtà é molto duro. Chissà adesso dove sei, i primi giorni dopo la tua morte ho avvertito molto forte la tua presenza poi qualcosa é cambiato un po', chissà cosa succede quando si ferma il cuore, non riusciremo mai a dare una risposta ma l'unica cose certa é che capiterà a tutti, quelli che hanno molta fede riescono a vivere serenamente questo momento, chi ha dubbi un po' meno. Una parte di te é rimasta con me e una parte di me é venuta via con te.